La Salette – un Carisma Contemporaneo
La località La Salette, con i suoi dintorni mozzafiato, contiene gli elementi di base che costituiscono il fondamento della realtà umana e della fede: le persone (il suo popolo ostinato) e la creazione di Dio (il campo di Coin, il grano marcio e l’uva in decomposizione). La visita di Maria, le sue parole di avvertimento e le promesse di benedizione si innestano su queste due realtà. Maria ricorda l’essenziale della nostra vita di fede: il suo Figlio, la preghiera quotidiana, l’Eucaristia e la quaresima come esperienza di vero discepolato. È quasi un catechismo di evangelizzazione, che ci chiama a ritornare alle fonti della fede.
Maria, naturalmente, fa eco al messaggio delle Scritture, che conduce al suo Figlio. Il libro della Genesi inizia con la storia della creazione di Dio (1:11-13), con le sue piante, alberi, piante da seme, le colture, e il raccolto. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse (14:14-16), descrive l’epilogo della storia della terra, il giudizio finale descritto proprio in termini di mietitura del raccolto della terra.
Il ciclo della vita: nascita, morte, e Vita Nuova
Era il 1846. In un piccolo villaggio sperduto della Francia i contadini vivevano in maniera disperata, ribelle, e profondamente rattristati. Lavoravano un terreno sassoso e ingrato! Assieme a questa sfida si aggiungevano incessanti piogge in tutto il periodo primaverile, durante l’estate e una buona parte dell’autunno. Uva, noci, grano e patate marcivano. In una popolazione che si nutriva giornalmente quasi solo di patate, tremenda era la tristezza di vederle marcire.
La storia umana ci insegna che si può fallire; e che di fronte al fallimento ci sono due alternative: riparare quel che non ha funzionato o buttarlo via.
Il Creatore conosce il fallimento? Ebbene sì. Agli occhi di Dio, la terra, che Lui una volta ha visto come buona, era ormai corrotta e piena di illegalità (cf. Gn 6,11). Che cosa ha fatto Dio davanti a questo fallimento? In un primo momento c’è stato il diluvio; tuttavia una sorpresa misericordiosa seguì questa devastazione. In un certo senso, Dio ha provato entrambe le alternative, riparare o buttare via. Ma lo ha fatto con un ordine inverso; prima ha buttato via e poi ha riparato: Io non maledirò più il suolo a causa dell’uomo. Pertanto, fino a quando la terra sussisterà non cesseranno la semina e la raccolta (cf. Gn 8,21-22). Dio si è comportato da Dio e non come un uomo; l’uomo non può riparare quel che ha buttato via. Dio, invece, sì.
Dio ha proseguito in questa opera di riparazione dando vita al suo popolo, Israele. Egli lo ha liberato dal Faraone, re di Egitto, e gli ha dato una terra in cui stabilirsi. Una volta che la Terra Promessa, la terra di Canaan, cominciò a produrre le sue prime colture ei suoi primi frutti, la manna dal cielo cessò. Ma non si è fermata l’opera di riparazione. Non basta dar vita ad un nuovo popolo, Israele. La riparazione deve essere più profonda: deve riguardare il cuore.
Così, nella pienezza dei tempi (cf. Gal 4,4), appare lo strumento più alto con cui Dio continua la sua opera di riparazione: “se uno è in Cristo, è una creatura nuova. Tutte le cose vecchie sono passate. Vedi, tutto è diventato nuovo. Tutto questo però viene da Dio, che in Cristo riconciliò a sé il mondo e affidò a noi il messaggio della riconciliazione a noi” (cf. 2 Cor 5,17-19). Crocifisso, Cristo compie l’opera di riparazione che viene da Dio: egli ripara quel che il peccato ha buttato via, il nostro cuore, il nostro corpo, la nostra anima, il nostro spirito. Ci dà la capacità di morire e risorgere con lui attraverso il suo annientamento.
Io vi dico: “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; un singolo granello, se invece muore, produce molto frutto” (cf. Gv 12,24). “Non voi avete scelto me, no, io ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate molto frutto, e il vostro frutto rimanga” (cf. Gv 15,16). “Quando una donna è in travaglio, ha dolore, perché la sua ora è giunta. Quando nasce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia di aver portato un essere umano nel mondo” (cf. Gv 16,21).
Grazie al Crocifisso, tutta la creazione trova eco in queste parole calorose, familiari, ma incisivamente impegnative di Maria: “Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sarò costretta a lasciar andare il braccio di mio Figlio. Da quanto tempo soffro per voi. Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, mi trovo costretta a pregarlo incessantemente […]. Se si convertono, le rocce e le pietre si trasformeranno in montagne di grano, le patate nasceranno da sole nei campi “.
I Desideri di Maria e l’intento del mondo
Dopo la sua ascensione è stata la madre di Gesù a convocare i discepoli nel cenacolo, per attendere in santa speranza il compimento della promessa del loro Signore: il dono dello Spirito. Discepola preminente di Cristo, Maria ha ricevuto la missione di convocare ancora i discepoli di Cristo all’indomani della Rivoluzione francese, sulla montagna de La Salette.
Una rivoluzione le cui ricadute positive e negative si sperimentano fino ad oggi ora apertamente, ora in modo più nascosto. L’obiettivo di alcuni di questi rivoluzionari repubblicani del XVIII secolo era quello di allontanare la Chiesa dalla cultura di Francia (e non solo), per riorganizzare l’umanità senza riferimento a Dio, liberandola da quella che si pensava (e oggi si continua a pensare) essere una pericolosa forma di superstizione e di schiavitù.
Di fronte a questo intento del mondo, l’obiettivo della Bella Signora era (ed è), invece, preparare al Signore dei secoli un popolo ben disposto, un popolo di veri sacerdoti, custodi della pace fra gli uomini e dell’armonia del cosmo. Un popolo capace di partecipare con fede, speranza e amore, al tempo della semina e al tempo del raccolto. Un popolo dove:
• le patate della terra,
• i campi di grano,
• i filari di uva,
• gli alberi di noci,
• i bambini, frutto dell’amore dell’uomo e della donna,
siano esperienza di grazia e di lode; e non esperienza di pianto e di morte.
Non è esagerato considerare i nostri tempi come tempi di crisi, un periodo di gravidanza sia nella storia secolare che nella storia della salvezza; un momento di rottura, di caos, un momento in cui il vecchio sta scomparendo. E come tale, un momento di ri-creazione, di nuova nascita, nella sofferenza e nelle lacrime.
Il messaggio di Maria, scuola sempre attuale di speranza
“Le parole forti e semplici che Maria disse danno al suo messaggio una reale rilevanza in un mondo chiuso e ancora in preda dalla fame e dalla guerra, e di tanti altri malesseri che sono il segno, e spesso le conseguenze del peccato. Oggi ancora, lei condurrebbe tutti coloro che soffrono le prove di questi tempi ad una gioia che nasce dal compimento pieno di pace della missione assegnata al popolo di Dio.” Papa Giovanni Paolo II, nella lettera del 6 maggio 1996, con cui egli vuole commemorare il 150 ° anniversario dell’apparizione di Maria a La Salette, scrive:
«A questo proposito, l’apostolo Paolo offre un consiglio tempestivo, consiglio che la Madonna Riconciliatrice condivise pienamente: Non illuderti nel pensare che Dio può essere ingannato; dove semini, lì raccogli. Se semini nel campo dell’egoismo, otterrai un raccolto di corruzione; se semini nel campo dello Spirito otterrai una messe di vita eterna. Non dobbiamo mai stancarci di fare il bene, perché se non ci arrendiamo otterremo il nostro raccolto al momento giusto (cf. Gal 6, 7-9). Il suolo, i campi, le vigne, gli alberi, i bambini, la vita, ogni individuo, è un potenziale non ancora pienamente compiuto. Riguardo la libertà, non si tratta della libertà di fare il minimo che si può, ma la libertà che fa sì che la persona si sforzi di essere e raggiungere tutto ciò che il Creatore ha amorevolmente donato a ciascuno di noi di essere e di fare. “Sono qui,” disse la Bella Signora. Nella sua piena libertà, la piena libertà con cui, in nome di tutti noi, lei pronunziò quelle parole: avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38)”».
La nostra santissima Madre ci chiama alla libertà nella fede
Sì, essere liberi significa essere libero per l’altro. Non c’è un “libero da” senza essere “liberi per”. Non vi è alcuna libertà se non al servizio di Dio e dei nostri fratelli e sorelle. La libertà è l’obbedienza assoluta a Dio, perché è l’obbedienza totale al nostro io più vero, l’essere figlio di Dio, fratello di Cristo, fratello dell’umanità. “Il mio popolo … il mio popolo”, ha detto con orgoglio Maria a La Salette. “Lasciatevi plasmare nel nuovo popolo di Dio. Dio, fonte di vita, chiama tutti a vivere la vita di ciascuno al massimo. ”
Dio, sorgente di amore, chiama tutti ad amare senza misura. Dio, la fonte di tutta la creazione, chiama tutti ad essere come il piccola fontana secca de La Salette, che una volta toccata da colei che è piena di Spirito Santo, non ha più smesso di dare acqua: segno misterioso di un’abbondanza che va al di là di ogni immaginazione.
Maria è Madre della nuova umanità che prende vita da Gesù suo Figlio. L’evento La Salette culmina in Cristo. Maria è interamente centrata in Cristo. Lei parla di lui, parla per lui, conduce i giovani veggenti nel loro cammino verso di lui. A La Salette, Maria si concentra essenzialmente sul lavoro di Cristo, divino agricoltore: colui che semina nei cuori la Parola di Dio attraverso la croce. Di lui, Maria non descrive il volto, ma il braccio, che evoca la sua radicale donazione di sé per il nostro bene. Il braccio porta alla mente la creatività, il dare, la guida, la protezione, l’abbraccio: tutte realtà che la potenza di Dio, il suo amore e la sua saggezza non mancano mai di offrire. Il suo braccio è il segno assoluto che, in Gesù, Dio stesso si è fatto un prigioniero d’amore.
“… Il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso” (Mt 26,2). Sì, egli si mette nelle mani di gente come noi. Lui accetta con amore di fare affidamento ogni giorno sulle nostre mani umane per mostrare la sua potenza e la sua misericordia, libero così di fare grandi cose nella vita umana. Alleluia!
P. Paradis Donald